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Chirurgia plastica ricostruttiva

Cicatrici ipertrofiche e cheloidee

Origine, definizione e percorso di guarigione

Il processo di guarigione delle ferite che conduce alla cicatrizzazione è un fenomeno che coinvolge una moltitudine di cellule ed eventi umorali, che transita attraverso innumerevoli fasi che la scienza da anni studia e cerca di modulare. Lavoro da molti anni in un’Unità Operativa di Chirurgia Plastica dove si effettua un considerevole numero di interventi all’anno. Gli ambulatori pullulano di pazienti operati per le malformazioni più disparate ed i tumori della mammella e della pelle, per gli esiti di ustioni, per i traumi. Ognuno cerca una risposta, una soluzione, un consiglio, una terapia che possa ridurre l’esito deturpante della stigmata cicatriziale.

Clinicamente le cicatrici si dividono in:

– normotrofiche
– ipetrofiche
– cheloidee

Il percorso di stabilizzazione di una cicatrice normotrofica passa attraverso una prima fase che dura qualche settimana in cui la cicatrice appare normocromica (del colore della pelle circostante), seguita da una fase che dura qualche mese in cui la cicatrice si arrossa e termina con la normalizzazione cromatica e di consistenza a distanza anche di un anno.
I processi patologici di cicatrizzazione portano invece alla formazione delle cicatrici ipertrofiche e dei cheloidi che possono essere considerati come l’evoluzione massima e più infausta dell’evento ipertrofico.
La cicatrice ipertrofica è una cicatrice recente che s’è rilevata rispetto ai margini cutanei normali e che ha una consistenza aumentata. Tale consistenza è dura sebbene mantenga ancora un minimo di elasticità, lo spessore dell’epidermide può essere anche sottile, il colore è eritematoso, spesso è pruriginosa.
Il cheloide è l’acme dell’ipertrofia. Si tratta in genere di una cicatrice datata, anche se in rari casi l’evento cheloideo può anche insorgere rapidamente. È una cicatrice spessa, cordoniforme, di consistenza dura, talvolta lignea. Il colore è rosso nei cheloidi freschi ma può trasformarsi anche in bianco nei cheloidi inveterati.
I pazienti lamentano generalmente tensione, senso di costrizione, talvolta prurito e bruciore. Raramente i cheloidi, la cui cute è, comunque, fragile superficialmente, possono ulcerarsi a causa dello strofinamento perché posti in punti di contatto con i vestiti o perché grattati a causa del prurito.

La formazione di una cicatrice patologica è in funzione d’innumerevoli fattori:

– reazione individuale
– appartenenza di razza
– delicatezza del chirurgo nel caso di intervento
– trattamenti medici e domiciliari

Il trattamento delle cicatrici

Il trattamento delle cicatrici non è cosa semplice: anche una cicatrice normotrofica deve essere indirizzata verso il giusto processo di guarigione se si desidera ridurre ai minimi termini il periodo d’arrossamento e la sensazione di fastidio che inevitabilmente accompagna. Per la corretta guarigione di una cicatrice occorre ricorrere all’applicazione di presidi atti a velocizzare il processo. La terapia delle cicatrici ipertrofiche e di quelle cheloidee è ancora più complessa.
Talvolta l’applicazione di presidi idonei aiuta a risolvere lo stato ipertrofico, talvolta si rivelano indispensabili trattamenti medicali combinati come infiltrazioni di cortisone 0 laserterapia unitamente a trattamenti domiciliari che effettuabili direttamente dal paziente.
Il trattamento domiciliare ideale dovrebbe essere efficace, di facile applicazione e di basso costo. Da anni le case farmaceutiche sono allo studio di presidi atti al trattamento delle cicatrici o coadiuvanti del trattamento medico.

La letteratura scientifica identifica oggi tre fattori principali in grado di agire favorevolmente sul processo di cicatrizzazione:
– compressione
– idratazione
– microclima

La compressione è stata ricercata per anni anche con medicazioni compressive tanto sofisticate quanto di difficile applicazione. Anni d’esperienza hanno indotto a credere che il risultato non sia proporzionale al carico pressorio: anche una compressione modesta può indurre benevoli effetti.

L’idratazione riveste poi un ruolo fondamentale perché mantiene epidermide e derma morbidi, elastici ed evita i microtraumi superficiali.

Ultimo elemento è il microclima: un ambiente umido (e sano) velocizza il processo di guarigione. Per questo la ricerca si è orientata su materiali che, applicati sulla cute, fossero in grado di perseguire questo risultato.
Per anni si sono studiati prodotti, validi dal punto di vista terapeutico, ma penalizzati per la loro scarsa maneggevolezza, l’applicazione faticosa ed il costo eccessivamente elevato.
Una medicazione domiciliare, soprattutto se il trattamento deve essere protratto nel tempo, deve essere, invece, pratica e di facile applicazione.
Gli studi maggiormente all’avanguardia, pubblicati su riviste di prestigio internazionale, hanno identificato nel poliuretano in fogli autoadesivi il materiale ideale a rispondere alle esigenze di efficacia e facilità d’uso sopra indicate.

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